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venerdì 26 agosto 2016

Lo storico "Cafè Garibaldi" riaprirà i battenti dopo i lavori di restauro


Il Caffè Garibaldi,dopo un lungo periodo di declino,torna alle origini con
la riapertura delle  sale destinate a dibattiti e convegni, una libreria ... reading, danza, degustazioni di cibi e vini, incontri con produttori e tanto altro ancora.
INFO anzianiinpiazza@libero.it

lunedì 22 agosto 2016

FUORI TUTTI DAL CONSIGLIO COMUNALE

<Il crimine più grave è stare con le mani in mano>
<FUORI TUTTI DAL CONSIGLIO COMUNALE>
<NON FATE FINTA DI VIVERE IN UN PAESE NORMALE>




COMUNE DI SAN FELE
Organi di indirizzo politico-amministrativo
Dati attuali

NOMINATIVO
RUOLO
ORGANO
GRUPPO POLITICO
Assessore Esterno Attività Produttive e Risorse Umane e Consigliere Comunale dal 18/05/2016 con decreto Sindacale numero 13 - R.A. nr. 480 prot ...
Consigliere/Ass.
Giunta e Consiglio
Lista "Uniti per San Fele"
Sindaco
Sindaco
Giunta e Consiglio
Consigliere - Vicesindaco e Assessorato Agricoltura e Protezione Civile
Consigliere di Maggioranza - Ass,
Giunta e Consiglio
Lista "Uniti per San Fele"
Consigliere di Maggioranza e Assessore alle Infrastrutture - Mobilita' - Pianificazione - Ambiente e Patrimonio
Consigliere di Maggioranza - Ass,
Giunta e Consiglio
Lista "Uniti per San Fele"
Assessora alle Politiche Sociali e Culturali
Consigliere di Maggioranza - Ass,
Giunta e Consiglio
Lista "Uniti per San Fele"
Consigliere con funzioni di "programmazione e fondi europei"
Consigliere di Maggioranza
Consiglio
Lista "Uniti per San Fele"
Consigliere di Maggioranza - Presidente del Consiglio
Consigliere di Maggioranza
Consiglio
Lista "Uniti per San Fele"
Consigliere - Funzioni in materia di "Problematiche sportive e Scolastiche"
Consigliere di Maggioranza
Consiglio
Lista "Uniti per San Fele"
Consigliere di Maggioranza
Consigliere di Maggioranza
Consiglio
Lista "Uniti per San Fele"
Consigliere di Minoranza
Consigliere di Minoranza
Consiglio
Lista Civica - L'Alternativa
Consigliere di Minoranza - Vice Presidente del Consiglio C.le
Consigliere di Minoranza
Consiglio
Lista Civica - L'Alternativa
Consigliere di Minoranza
Consigliere di Minoranza
Consiglio
Lista Civica - L'Alternativa
Consigliere di Minoranza
Consigliere di Minoranza
Consiglio
Lista Civica - L'Alternativa

Monte Santa Croce.sparito


Giuseppe Di Leo 
"Prima delle cascate, San Fele ha investito soldi pubblici per gazebo e strutture nel bosco di Santa Croce che era meta di molti per l'aria buona, il fresco dei boschi e le diverse FONTANE 
Oggi non c'è un goccio d'acqua grazie ad Acquedotto Lucano che ha captato alcune sorgenti per intubarle e BUTTARLE più a valle (le perdite superano quello che prendono lì!!).
Questo nell'assoluto silenzio!!
La foto mostra la stradina di accesso ad una delle ultime fontanelle bloccata da rami rivenienti da TAGLIO BOSCHIVO IN CORSO.
Penso sia il caso di controllare e correre ai ripari, del resto per valorizzare occorre un BENE, se il bene si perde cosa valorizziamo le baracche vuote???"
La foto mostra la stradin..

giovedì 4 agosto 2016

Quel pozzo di “veleni” a San Fele, viaggio tra le trivelle dimenticate (e mai bonificate)

Brevissima storia della piattaforma Texaco in provincia di Potenza. Realizzata nel 1994 e subito chiusa. Mai bonificata, da vent’anni pare crei danni al territorio e agli allevamenti.

POTENZA – ”Per un pò hanno portato lavoro. E mentre lavoravano non hanno dato fastidio. Poi se ne sono andati subito. Ma chi erano?”, si chiede Carmine Sperduto, contadino di 94 anni.
Abbronzato, in gran forma, Carmine è il vicino di casa di un emblema: un pozzo esplorativo per l’estrazione del petrolio costruito e subito chiuso dalla Texaco tra il 1992 e il 1994. Nel bosco di San Fele, provincia di Potenza. Due anni di lavoro e dieci mesi di attività per un nulla di fatto: dopo aver sbancato la collina, costruito le vie d’accesso, le vasche per la raccolta del greggio, perforato il terreno e creato una pista per l’atterraggio degli elicotteri l’azienda Saipem, contrattista per la prospezione, chiuse la piattaforma. Abbandonandola in fretta e furia. E dopo più di vent’anni è ancora là, a fare da intrusa nel panorama magnifico delle coste del vicino Monte Santa Croce.
Siamo a quasi milletrecento metri di quota. Negli altipiani intorno al bosco pascoli di vacche podoliche, placide e sonnecchianti al sole. In primavera un tappeto di fiori e verde intenso avvicina il posto a una fedele rappresentazione dell’eden. C’è chi, come Carmine, si chiede cosa ci faccia una piattaforma petrolifera in questo eden:
“Di notte c’era un traffico continuo di camion e uomini. Non hanno creato troppi problemi, ma la mia sorpresa è stata un’altra: tutto quel lavoro per nulla. Perchè?”.
La risposta è davvero nel vento. Che qui la fa da padrone, in molti sensi.
Ad esempio, quello delle possibilità. Letteralmente buttate all’aria. Il comune di San Fele, come molti della Basilicata, a cavallo degli anni ’90 concede vari permessi di prospezione (in questo caso il nome in codice è Monte Caruso).
In pratica dà la possibilità alle ditte di fare sopralluoghi per verificare la presenza di petrolio nel sottosuolo. In ballo decine di posti di lavoro: perciò l’accordo con Texaco è raggiunto presto. Così come i lavori di costruzione del sito. Tutto veloce, anche le trivelle. Sotto il Santa Croce la Saipem arriva oltre i 5300 metri di profondità. Il greggio c’è ed è a poca distanza. Dicono neanche mezzo chilometro.
Ma all’improvviso l’azienda denuncia un deficit di tecnologia: nonostante gli acidi che sciolgono le croste a un certo punto la punta si piega. Non va più dritta. Niente da fare, bisogna lasciare il posto. In fretta e furia. Entrambe sospette.
“Come mai non ci hanno provato ancora?”.
Sergio Ricigliano oggi è consigliere al comune di San Fele. All’epoca era uno dei quaranta ragazzi del paese che benificiò del lavoro offerto da Texaco. La sua esperienza descrive una dinamica precisa:
“Pagavano in tempo e tutto si svolse con regolarità. Infatti fu una delusione sapere che dopo poco bisognava rinunciare all’impiego”.
Il sindaco di San Fele si chiama Domenico Sperduto. Oltre che primo cittadino è panettiere (prodotti ottimi, ndr) e, forse per questo, sa cosa significa l’integrità di un territorio: “Il pozzo Texaco è un simbolo: ci ricorda quanto è importante difendere le nostre montagne dalle aziende che promettono senza mantenere”.
Ma il suo non è pregiudizio:
“Se il petrolio è davvero il futuro di questa regione ci vogliono garanzie. Sovrastrutture, ricerca, sanità”.
Salute, insomma. Perchè il vento non sia di morte: “L’impegno era quello di ripristinare la morfologia della zona. Non è accaduto. La collina è diventata un altipiano”, protesta Leonardo Di Leo, un abitante del borgo. La collina che diventa altipiano, infatti, non causa danni solo all’estetica originaria: impedisce pure lo scorrere naturale delle acque. “Con frane e inquinamento dei terreni a valle. Tutti documentati”, incalza Di Leo.
Secondo la OLA, Organizzazione Lucana Ambientalista, i lavori hanno sporcato le numerose falde acquifere e le sorgenti presenti nell’area di estrazione. Il documentario “La testa nel pozzo”, del 2013, racconta i disagi degli allevatori a seguito della mancata bonifica.
“Emerge un’inquietante sostanza di colore bianco di natura non identificata”, dice Antonio Bavusi, titolare di un’azienda zootecnica.
Un vascone ai margini della piattaforma raccoglie le acque di raffreddamento dei motori in prossimità del pendio: col tempo, dai teloni sommersi sono spuntati piante acquatiche dall’aspetto sinistro. Nel frattempo si parla di un curioso aumento dei tumori in una località che di solito sta piuttosto in salute. Sette gli ultracentenari su 3000 abitanti, mentre ottantenni e passa sono la maggioranza della popolazione. Un’altra associazione ambientalista, Un muro contro il petrolio, si chiede: “Chi ha monitorato negli anni questi pozzi definiti sterili? Dove sono stati sversati i fanghi di estrazione?”. Domande toste. Anche per un vento che la fa da padrone.


Rimborso Canone RAI: modelli e istruzioni

Come chiedere il rimborso Canone RAI erroneamente addebitato sulla bolletta di luglio, domande via posta, oppure via web dal 15 settembre: provvedimento Entrate.

Il contribuente che paga un canone RAI non dovuto può chiedere il rimborso all’Agenzia delle Entrate seguendo specifica procedura: il Fisco ha pubblicato il modello di domanda di rimborso Canone RAI da compilare, che può poi essere inviato in forma cartacea, via raccomandata, oppure in via telematica. L’Agenzia delle Entrate ha pubblicato il provvedimento che contiene moduli e istruzioni.

=> Canone RAI: bollette elettriche senza addebito


 L’istanza può essere presentata utilizzando l’applicazione web dell’Agenzia delle Entrate, che sarà resa disponibile dal prossimo 15 settembre, oppure va inviata via raccomandata al seguente indirizzo: Agenzia delle Entrate, Direzione Provinciale 1 di Torino, Ufficio di Torino 1, S.A.T. – Sportello abbonamenti TV – Casella Postale 22 – 10121 Torino.
Il modello è disponibile sul sito delle Entrate e su quello della RAI. Il contribuente deve indicare il motivo di richiesta di rimborso Canone RAI. L’accredito avviene sempre attraverso la bolletta elettrica, sulla prima fattura utile, oppure con altre modalità (comunque con pagamento entro 45 giorni dalla richiesta). Se il rimborso della compagnia elettrica non va a buon fine, viene effettuato direttamente dall’Agenzia delle Entrate.

=> Bollette pazze: bufera sul Canone RAI

Possono presentare domanda di rimborso i contribuenti che hanno in realtà pagato il canone tramite un’altra utenza elettrica, e abbiano presentato la relativa dichiarazione di esenzione, oppure che hanno presentato la dichiarazione di esenzione perché non possiedono la TV. Nel caso in cui il canone sia pagato su altra utenza, e il contribuente non abbia ancora inviato la relativa richiesta di esenzione, la domanda di rimborso vale anche come richiesta di esenzione.
Se invece la motivazione del rimborso è il mancato possesso della televisione, la relativa domanda deve essere stata presentata entro lo scorso 16 maggio 2016. Chi non ha effettuato questo adempimento, deve pagare l’abbonamento anche se non ha la tv. Chi invece ha inviato la domanda di esenzione in ritardo, ma entro il 30 giugno, ha diritto all’esenzione per il secondo semestre. L’importo dovuto per un solo semestre è pari a 51,03 euro. I contribuenti che, pur avendo presentato domanda di esenzione entro il 30 giugno, si vedono addebitare in bolletta la somma di 70 euro (ovvero tutte le rate fino a luglio), non devono fare nulla. Con la prima bolletta utile, avranno la decurtazione di 18,97 euro.

Fonte: provvedimento Entrate.