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giovedì 7 gennaio 2016

Potenza capitale La civiltà urbana nel Dopoguerra

Gli anni delle tensioni sociali e politiche scorrono con la minaccia, proferita dalla gente più arrabbiata, dell’addà venì baffone, alludendo chiaramente all'avvento del comunismo di Stalin, con la propaganda dell'Uomo Qualunque di Guglielmo Giannini e del "bianco fiore", che ha organizzato la visita del Capo del Governo


Potenza capitale
La civiltà urbana nel Dopoguerra
Il mercato dei poveri di Potenza (foto concesse da L. TUFANO)
Chi mai può fare ombra al ministro? Egli ha riscosso il maggiore consenso elettorale, domina incontrastato nella sua città e nella sua regione, ha mano libera in loco e fa uso discrezionale del potere a Roma, in base alla forza che è riuscito e che riesce a rappresentare.
L'Ente Riforma e la Cassa del Mezzogiorno sovraintendono sul destino degli imprenditori e dei contadini, ma la città campa di uffici e di stipendi. Vi è uno scarso assorbimento di manodopera nella industria. La fuga di contadini dall'agricoltura fa dei settori meno produttivi come il commercio e il pubblico impiego, e per i lavori di ricostruzione, l'edilizia, le più forti "spugne" che assorbono i disoccupati. Gli altri lavoratori emigrano nell'Italia del nord ed in Europa.
Potenza non offre posti di lavoro nel settore industriale, bensì nei servizi, nel pubblico impiego e nella edilizia.
Verranno alla luce i nuovi enti locali come le Casse Mutue coltivatori diretti ed artigiani.
Verranno il clientelismo organizzato e selvaggio, le raccomandazioni, l'abuso edilizio, la concessione di licenze di commercio, le assunzioni su voto di scambio. I compiti affidati ai politici comportano una grossa concentrazione di potere al partito DC, specie con la segreteria nazionale affidata ad Amintore Fanfani (1954).
La struttura clientelare tradizionale nel Mezzogiorno sembra più paternalistica, spesso appagata da favori e concessioni, e chi ne manovra i fili non è più il proprietario terriero, l'imprenditore o l'avvocato, bensì il funzionario democristiano.
Malgrado tutto se si esce dalla città, oltre i nuovi palazzi della ricostruzione e della edilizia economica e popolare, si può ancora constatare come la campagna ostenti le sue eterne coltri di neve d'inverno o di giallo nella tarda estate e in autunno. Mostri come le contadine sono ancora impegnate nel lavoro dei campi e indossino, per la festa e per venire in città, il costume tradizionale. Come gli uomini, quelli rimasti, siano ancora alle prese con le cavalcature per il trasporto di legna, carboni e prodotti.
Gli anni delle tensioni sociali e politiche scorrono con la minaccia, proferita dalla gente più arrabbiata, dell’addà venì baffone, alludendo chiaramente all'avvento del comunismo di Stalin, con la propaganda dell'Uomo Qualunque di Guglielmo Giannini e del "bianco fiore", che ha organizzato la visita del Capo del Governo.
Odo Spadazzi si agita per il partito monarchico, ne è il segretario federale e gira frenetico per le campagne regalando cravatte ai contadini.
All'avvocato Claudio Merenda, segretario provinciale della Democrazia Cristiana scrivono tutti i cittadini e anche gli uomini di Governo.
Con le Fiere campionarie di Basilicata, tenute nella villa comunale del rione Santa Maria, si apre un discorso nuovo di esposizione e di produzione con la localizzazione delle merci in appositi stand allestiti dalle aziende. La pubblicità parla di manifestazioni di vitalità delle categorie economiche lucane.
È proprio nel corso della prima Fiera Campionaria di Basilicata, che viene premiata la poesia "Città fra paesi" di un giovane, studente del Liceo-Ginnasio Orazio Flacco di Potenza Vito Riviello, che con quella composizione, dà un verace ritratto della antica città e si inserisce in quella pattuglia di poeti come Scotellaro, Parrella, Stolfi, Trufelli, Giannotta ed altri che, negli anni '50, si sono distinti con una produzione poetica considerata benevolmente dalla critica nazionale.
Si riapre, dopo ben dieci anni di chiusura, il Convitto Nazionale Salvatore Rosa. Dagli inquieti anni '40, frequentato allora dagli ufficiali dell'esercito italiano, con l'orchestra e la cantante settentrionale, il Gran Caffè Italia riprende la sua attività completamente rinnovato e rimodernato con una fastosa sala.
Tra l'amministrazione comunale e quella della Provincia si stabilisce di realizzare la costruzione di un Grande Albergo, progettato dal noto architetto Nino Costabile e su emissione da parte delle due amministrazioni di apposite obbligazioni. L'edificio sorgerà nei pressi del banco di Napoli.
Proseguono le feste da ballo e i veglioni, le notti di speranza e di allegra esibitoria. Quattrocento universitari hanno istituito il proprio circolo alla cui guida vi è l'attivissimo organizzatore Aldo Viola.
AI Circolo Lucano, nei locali del piano superiore al Teatro Comunale F. Stabile, Valentine Fougere, espone in lingua francese tappeti persiani, chincaglierie, soprammobili di importanza parigina, come le porcellane di Limoges. AI Circolo della Stampa invece si tiene un concerto con Clara Saldicco di Rionero in Vulture.
AI Teatro Stabile, una rappresentazione di dilettanti, tutta trasmessa per radio "Il microfono è vostro". Da Potenza si tenta di invano di raggiungere il successo radiofonico. Si rinnova la pavimentazione di via Pretoria; via Meridionale si agghinda, la via che collega il vecchio ospedale San Carlo - il Castello - a via 18 Agosto è quasi finita. Da via Roma a via Meridionale i lavori sono in pieno svolgimento. Ma attorno alla città che cresce vi è la campagna che lambisce il ponte di Montereale, dove le giovani contadine, trafelate per il lungo cammino, si cambiano le scarpe, tolgono quelle sporche, o gli scarponi, che mettono nelle bisacce portate dagli asini o dai muli o li nascondono in qualche buco nella siepe. Calzano così quelle buone per la festa.
Da Nino Mastrangelo, salumeria di classe, acquistano per la cena i cittadini di un certo rango; un etto di mortadella di primissima qualità o di gruviera, due etti di salame milanese o di prosciutto crudo paesano o di Parma, un pezzo di parmigiano o di grana padano fanno la gioia delle famiglie-bene.
Al caffè De Carlo d'estate l'orchestrina suona ogni sera "Ciliegie e rose a primavera", le ''Foglie morte", "Serenata celeste".
È d'inverno che il Prefetto sollecita l'incremento del Fondo Nazionale di "Soccorso invernale" e presiede un Comitato per l'assistenza ai cittadini indigenti. Sui biglietti di ingresso al Teatro Stabile per la proiezione dei film che provengono dagli Stati Uniti e al Sala Roma, e su quelli che corrispondono ai servizi di trasporto SITA, su altri prodotti e servizi grava il contributo Pro-reduci.
Al compagno Michele Mancino va la direzione del PCI e della Federterra.
La città degli impiegati di 30 mila abitanti ha più di 10 mila contadini tra i suoi abitanti che vivono nelle campagne.
E mentre livido di fame e di umiliazione il Mezzogiorno affronta i comizi per le politiche del 1951, in città si succedono i trattenimenti e i concerti.
Nel festeggiare San Giuseppe si son riempite di "zeppole" le vetrine delle pasticcerie ed i vari Giuseppe sono menzionati per gli auguri dalla stampa. Con le zeppole va bene l'aranciata e l'acqua minerale di Monticchio del Consorzio Agrario Provinciale: "la vita è bella se la saje piglià"; ma la 1100S, con carrozzeria Pinin Farina non è ignota ai pochi Vip della città. La 600 è la utilitaria per eccellenza con sistemazione posteriore del motore e per le sospensioni a quattro ruote.
È questa l'automobile che ha caratterizzato gli anni cinquanta, ha accorciato le distanze, anche quelle sociali, ha aiutato tutti specie quelli che la utilizzano per lavoro, i noleggiatori, gli artigiani, i medici, gli avvocati, gli innamorati e gli impiegati, perfino gli agricoltori e i contadini.
La nuova 500 di lire 465.000, e che ricalca lo schema della 600, rappresenta poi una grande occasione per chi, spendendo poco e volendo fruire di una piccola auto riesce ad espletare tutte le sue attività di movimento in città.
L'Ente Riforma e la Cassa per il Mezzogiorno sovraintendono sul destino dei contadini e degli imprenditori, ma la città campa di uffici e di stipendi. I contadini sono arrivati fino sulla piazza della Prefettura a protestare con ira e i questurini del ministro Scelba sono lì ad aspettarli, proprio per mantenere l'ordine pubblico.
Ora si può uscire dalla città/più facilmente: oltre i nuovi palazzi della edilizia economica e popolare, la campagna ostenta le sue coltri di verde e di giallo, mostra le contadine che lavorano nei campi e di sera gli uomini tornano con le cavalcature cariche di legna e di prodotti.
Si va a pranzo fuori. Dallo spuntino in campagna alla gita, al pic-nic, i potentini sono nelle automobili per giungere alle trattorie fuori Potenza, o allo Scuorzo, e anche a Salerno per gustare le pietanze di mare.
Quelli del Dopolavoro Postelegrafonici, in coincidenza della festa di San Giuseppe Cafasso, patrono dei detenuti, hanno tenuto uno spettacolo a 180 carcerati chiusi nelle antiche carceri giudiziarie di via Manhes. Tutti i detenuti hanno applaudito calorosamente e ringraziato commossi gli attori.
È questo un gruppo di attori che farà epoca nella città per il suo regista-attore Gerardo Crisci, la cui professionalità risale al periodo in cui recitava a Roma, quando ne parlavano l'Espresso e l'Italia Nuova per la sua abile attività di regista e di attore svolta per conto della "Viro-Film" e del Ministero delle Telecomunicazioni, per Rocco Tulipano, attore comico, per Lidia Bavusi, attrice spigliata e intelligente, per Fiorella Fiore, per Pina De Stefano, Maria Certomà, la vamp, le signorine Curci, Grenci e Rosetta Di Nuzzo; per gli attori Dapoto, Lapetina, Colasurdo, Bevilacqua, Dino Bavusi, Amato. Gli organizzatori sono Bavusi e Renna, l'orchestra è diretta da Gerardo Montecarlo.
Fra Nazario, Michele Gerardi, il sacerdote che ha girato il film "Francesco giullare di Dio" di Rossellini, è in città e dichiara alla stampa che lo intervista: «da quando sono venuto a Potenza non esco quasi mai, la gente mi guarda come se io fossi un divo e mi vergogno … Non ho avuto neanche una lira per la mia prestazione. Mi basta aver contribuito a far conoscere la vita del Santo che più amo e venero».
L'On. Colombo è sindaco della città. Il consiglio comunale lo ha eletto con 25 voti e 13 schede bianche, gli assessori sono Giuseppe Zaccara, Eugenio Brienza, Francesco Speranza, Salvatore Zirpoli, Gianna De Rosa, Vincenzo Solimena, supplenti Potito Petrone ed Elifani. Le questioni da affrontare consistono nello ospedale psichiatrico, nel piano regolatore, nel nuovo albergo, per il collegio degli orfani dei lavoratori, per le case degli impiegati comunali, nell'acquedotto, nell'asilo infantile, nel problema delle scuole. Ma essendo incompatibile la carica di sindaco con quella di parlamentare, dopo appena sei mesi Colombo deve dimettersi. Un nome raccoglie il consenso e la simpatia di tutti è quello dell'ingegnere Vincenzo Solimena.
Nitti, l'ultimo grande lucano, è morto nel febbraio 1953. Il vecchio statista viene commemorato alla Camera dall'on. Colombo.
Si è avuta notizia della morte di Stalin; nella federazione del PCI lo si commemora con un po' di commozione, quasi troppa, si piange.
Nell'ottavo gabinetto De Gasperi l'on. Colombo ed il sen. Zotta sono stati nominati sottosegretari ai lavori pubblici e al tesoro.
Un miliardo e seicento milioni alla Lucania per opere pubbliche. Si ritiene necessaria l’istituzione di una Sovraintendenza regionale alle antichità.
Nell'aprile del 1954 muore il vecchio leader socialista, il prof. Vincenzo Torrio.
L'on. Colombo a Ginevra pone all'ordine del giorno della Assemblea delle Nazioni Unite la questione meridionale.
I bulloni conficcati nell'asfalto di Piazza 18 Agosto dovrebbero guidare il passaggio dei pedoni. Anche allora è di rigore la circolazione rotatoria attorno alla colonnina del semaforo.
Il rapido 452, proveniente da Taranto per Roma, parte alle 8,06 dalla Stazione Inferiore.
Anche le borgate di campagna ottengono l'energia elettrica: le case contadine spengono le candele e i lumi a petrolio. Il sindaco Brienza stanzia 45 miliardi per la prosecuzione dell'elettrodotto.
La Cassa di Risparmio inaugura il palazzo di vetro, accanto all’antichissima chiesa di san Francesco.
Tutta la rete delle vecchie strade provinciali sta per essere completamente asfaltata.
La città partecipa con i suoi giovani pugili agli incontri nazionali, grazie all'organizzatore ed allenatore Silvio Nocera. L'evento sarà trama di un grande film di Rosi.
Nel 1957, un convegno interprovinciale organizzato dall'Ente per lo Sviluppo Turistico di Maratea, presenti i ministri Colombo, Pietro Campilli e Gennaro Cassini, gli EPT di Salerno, Potenza e Cosenza, propone lo sviluppo delle aree turistiche del Golfo di Policastro. Il 5 novembre 1957 si tiene un altro incontro per un centro altamente specializzato per l'industria turistica. Il Conte Rivetti presenta un dettagliato programma per tutta la zona. Maratea diventa il punto di riferimento dell’estate, la meta degli automobilisti e di chi investe somme ragguardevoli per case, ville, appartamenti e villeggiature.
I fatti d'Ungheria hanno rattristato i compagni. Ma dal PCI escono gli intellettuali. È Felice Scardaccione che li guida.
Con la automobile FIAT 1100, al volante Felice Di Tommaso e Totonno De Santo, si va in giro per le sezioni socialiste con Pasquale Franco e Vittorio Mecca della Federazione del Partito.
Si vive, subito dopo, una vigilia di rivoluzione: la elettrizzante oratoria di Ignazio Petrone, l'incontro di Camp David tra Kruscev e Kennedy, il 22° congresso del PCUSS e la distensione tra Oriente ed Occidente.
Ora l'intero Paese partecipa alla espansione della grande e piccola motorizzazione, un fenomeno tecnico-produttivo fra i più determinanti agli effetti sociali, economici, psicologici e, con il rapporto fra auto e parole, anche linguistici.
Le automobili veloci e di lusso sono sempre più alla portata degli appassionati, come le giuliette sprint. L'automobile ha risolto l'angustia degli appuntamenti amorosi sotto sorveglianza e sempre subordinati al pettegolezzo della piccola città. È l'epopea del volante.
Impulso entusiasta e generoso alla cultura dell'automobile viene prodigato in tutti quegli anni da noti personaggi della città. L'ACI riorganizza le iscrizioni al Club, promuove competizioni a premio, indice feste e anniversari, attua riconoscimenti, istituisce la "caccia al tesoro" e la "befana del vigile".
Il "Maggiolino" è l'automobile adatta per il clima, l'altimetria e il fondo delle strade lucane.
I servizi automobilistici di linea hanno avuto uno sviluppo cospicuo, con l'aumento del numero degli autobus in esercizio da 41 a 67. I viaggiatori trasportati sono aumentati da 1.162 a 2.170 nel 1957. Gli automezzi hanno avuto una più larga diffusione passando, nel complesso, da 3.839 nel 1952 a 9.392 nel 1957 con prevalenza dei motoveicoli da 1.873 a 5.250, le autovetture da 1.051 a 2.670, gli autocarri da 853 a 1.340.
Il movimento nel capoluogo diventa sempre più vorticoso anche per l'attivazione dei servizi di autobus che immettono nella città masse sempre più numerose di studenti.
A gennaio del 1960 il movimento automobilistico in provincia di Potenza è in ascesa.
Strade asfaltate, risveglio economico, impulso di attività sono le ragioni di tale miglioramento. Targhe: 905 nuove targhe nel 1958, 1.055 nel 1959, nel gennaio del 1960 la targa è PZ 11329. La macchina più vecchia in circolazione è una FIAT 509, trasformata in furgone. Fu immatricolata nel 1928 e ne è proprietario Vincenzo Cianci. Per chi vuole riconoscere la decana delle auto che circolano nel potentino, la sua targa è PZ 110.
È cosi che Potenza capitale, intraprende la sua marcia nel progresso e nella guida politica, amministrativa e culturale della Basilicata.

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