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giovedì 7 gennaio 2016

L'anno che verra', ma qualcosa ancora qui non va


L’attore e regista lucano Rocco Papaleo ha officiato il tanto atteso rito di Capodanno. Proprio lui, quel Rocco Papaleo che mai ha speso una sola parola sullo scempio ambientale in corso nella nostra regione. Certo, ognuno è libero di esprimere il proprio pensiero ed è anche libero di tenerlo per sé, specie se il proprio film (Basilicata Coast to Coast) che vuole portare alla ribalta la propria terra viene sovvenzionato dalla multinazionale Total, che in Basilicata è attiva con il progetto Tempa Rossa
di Marialaura Garripoli
In diretta nazionale dalla suggestiva Piazza Vittorio Veneto di Matera, l’attore e regista lucano Rocco Papaleo ha officiato il tanto atteso rito di Capodanno. Proprio lui, quel Rocco Papaleo che mai ha speso una sola parola sullo scempio ambientale in corso nella nostra regione. Certo, ognuno è libero di esprimere il proprio pensiero ed è anche libero di tenerlo per sé, specie se il proprio film (Basilicata Coast to Coast) che vuole portare alla ribalta la propria terra viene sovvenzionato dalla multinazionale Total, che in Basilicata è attiva con il progetto Tempa Rossa. Perché sforzarsi di esprimere dissenso – quando durante le immagini promozionali, andate in onda sulla rete nazionale – la Basilicata viene presentata come terra ricca di risorse (contrastanti), dall’acqua ai giacimenti petroliferi? “È il pubblico scandalo ad offendere”, sentenzierebbe Mòliere. Ma sì, mostriamole insieme le cascate di San Fele ed uno splendido derrick, così possiamo meglio credere che le due cose possano convivere, che facciano parte della stessa natura. Sì, la Basilicata è ricca di risorse, prima fra tutte proprio l’acqua: invasi, dighe, sorgenti che purtroppo – nonostante l’enorme valore vitale – hanno subìto, in alcuni casi, un forte decadimento della loro qualità, a causa della forzata convivenza con l’estrazione degli idrocarburi. Sì, la Basilicata è ricca di risorse, come l’enogastronomia ed il turismo, minate sempre di più dalla speculazione e dall’affarismo energetico-industriale. Sì, la Basilicata è ricca di risorse, come il petrolio che – ahinoi! – sta diventando l’unico fattore identitario di questa splendida terra. Ma c’è un rovescio della medaglia: Bellezza e inquinamento in tutte le sue forme (di falda acquifera, atmosferico); Natura e abusivismo di monnezza, abusivismo di autorizzazioni e pattume itinerante; valli e veleni di ogni sorta (dagli scarti petroliferi ai  fosfogessi radioattivi). Una terra che ha a che fare anche con l’illegalità, con i suoi tanti e gravosi reati ambientali; dove non c’è controllo ambientale e chi è controllato è, in realtà, controllore e decisore di se stesso. Hanno voluto mostrare all’Italia una regione ricca, potenziale e potenziata da risorse che, finora, hanno convissuto male.
Quale anno, noi lucani, vogliamo salutare? Lo stesso che ci lasciamo alle spalle? Questo Capodanno non può essere motivo di orgoglio lucano; non può essere riscatto di una regione, di un Sud. Le cascate di San Fele associate all’estrazione degli idrocarburi non sono la naturalezza; l’ambiente non può convivere con ciò che ha portato inquinamento e potrebbe continuare a portarlo. Hanno proiettato immagini distorte della realtà, con l’intento di convincerci che tutto questo “è naturale”: “la menzogna diventa realtà e passa alla storia” [Orwell, 1984].La Basilicata è una terra che merita di essere (ri)conosciuta, esplorata, amata; ma per ciò che la caratterizza, per quella natura che ha saputo conservare per tutto questo tempo; non merita quest’indiretto inganno, questa distorsione.  “Un futuro basato sulla Cultura, intesa come bene comune di riflessione sul perché e sul come viviamo”; […] “Matera 2019 è un’occasione per vedere la bellezza non solo nei teatri e nei musei, ma anche negli spazi che abitiamo quotidianamente, e considerare il tema dell’estrazione del petrolio in Basilicata come un’opportunità per interrogarci sul rapporto tra l’uomo e l’ambiente”, cita il Dossier di candidatura a Capitale Europea della Cultura. Ma c’è chi quella Cultura continua ad infangarla con sporchi e loschi affari, mentre cerca di infiocchettarla con lustrini e paillettes. Caro Papaleo, abbiamo bisogno di Cultura, è vero; ed abbiamo bisogno di energia nuova, di tempra e di coraggio per riconoscere il danno subìto e ciò per cui, invece, dovremmo far sentire il nostro risentimento. “La Cultura dell’Energia e l’Energia della Cultura”: no, non facciamo del motto Eni il motto di questa terra; distruggere un territorio non è cultura. Due più due non fa cinque.

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