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venerdì 4 novembre 2022

Finanziamento regionale per il restauro della Chiesa madre di San Fele

 

SAN FELE (PZ) – Grazie al finanziamento di 650 mila euro deciso dalla Regione Basilicata, la diocesi di Melfi-Rapolla-Venosa potrà completare il restauro e mettere in sicurezza l’edificio religioso di Santa Maria della Quercia di San Fele. Il provvedimento rientra nel Disciplinare per la concessione della sponda economica regionale per i mutui contratti dalle Diocesi, con il quale sono state ridefinite le modalità e i criteri di concessione dei contributi regionali per la costruzione, il recupero e l’acquisto del patrimonio architettonico, artistico e culturale degli edifici di culto e degli edifici destinati alle attività pastorali. Per l’assessore regionale alle Infrastrutture, Donatella Merra, “le nostre chiese custodiscono le radici della nostra storia e della nostra religione, e pertanto è un dovere recuperarle e restituirle alle comunità. La chiesa Santa Maria della Quercia è sicuramente il cuore spirituale del paese, nonché il monumento più importante e rappresentativo. Ringrazio per la collaborazione e la disponibilità S. E. Mons. Ciro Fanelli”.

Alla Regione Basilicata e all’attenzione manifestata dall’assessore Merra ha espresso il proprio apprezzamento il parroco di San Fele, don Michele Del Cogliano.

“Senza il contributo della Regione per completare i lavori – ha detto il sacerdote – tutti gli sforzi e tutto ciò che è stato già realizzato si sarebbero vanificati. Con tali finanziamenti, il Monumento più importante del nostro paese, casa di Dio e degli uomini, potrà finalmente ritornare nel suo splendore”.

La chiesa è stata più volte rimaneggiata dopo i numerosi eventi sismici, non ultimo quello del 23 novembre del 1980, che ha causato danni notevolissimi anche al campanile determinandone la chiusura. A maggio del 1981, vennero intrapresi, in sinergia con la Soprintendenza per i beni Architettonici della Basilicata, gli interventi di consolidamento e restauro. Un lavoro impegnativo, con lunghi periodi di sospensione, per mancanza di finanziamenti. Dopo diciassette anni, la ristrutturazione fu completata ma nei successivi dodici anni infiltrazioni di acqua dalla copertura e caduta di stucchi dalle volte, hanno reso di nuovo necessaria la chiusura della Chiesa per ulteriori interventi edilizi. Il finanziamento regionale, che il parroco di San Fele ha definito “inatteso e risolutivo”, consentirà all’edificio di tornare ad essere fruito in sicurezza.

mercoledì 2 novembre 2022

Chiesetta di San Fele

Su un poggio a circa 113 metri s.l.m. dell’entroterra collinare che si trova tra Via Casalbordino e Madonna degli Angeli, è situato un luogo di culto di tradizione popolare e tra i più antichi del capoluogo, intitolato a San Fele, un’abbreviazione anch’essa popolare del nome Felice. Nella “Bibliotheca Sanctorum” (vol. V, col. 547, Roma, Città Nuova Editrice, 1964), si trovano le seguenti notizie del beato Felice di Montecassino, “venerato a Chieti”. Le poche notizie che lo riguardano sono state tramandate dall’abate di Montecassino, Desiderio, divenuto Papa Vittore III (1086-1087). Si legge nel testo citato: “Trovandosi egli a Chieti, nel 1052, vide nella cattedrale di quella città un altare dedicato ad un beato. Il vescovo (Arnolfo?, n.d.r.), al quale Desiderio si rivolse per sapere chi fosse,  gli rispose che si trattava di Felice monaco di Montecassino, mandato dal suo abate nei pressi di Chieti per assistere spiritualmente i pastori della zona. Dopo la sua morte, per sua intercessione, Iddio aveva operato dei miracoli e perciò il suo corpo era stato “elevato”  e trasportato in chiesa. Dal fatto che la memoria di Felice si era perduta a Montecassino e che il vescovo di Chieti, nel suo racconto, parlava di “maggiori” che avevano trasportato il suo corpo in chiesa, si deve dedurre che Felice fosse morto già da parecchio tempo. E’ da notare poi che mentre Desiderio lo chiama “beato”, Bucelino (Gabriel Bucelinus, Dusseldorf 29 dicembre 1599 - 9 giugno 1681, monaco benedettino, storico, autore di un Menologium benedictinum sanctorum, beatorum atque illustrium eiusdem ordinis virorum elogiis illustratum, nel 1655, n.d.r.) lo inserì nel suo Martirologio al 23 marzo con l’appellativo di “santo””. Un culto, quindi, quello per San Fele (“Sante Féle” in dialetto), ritenuto protettore contro l’itterizia, di particolare interesse perché specifico della città, dove convenivano e convengono ancora da varie parti d’Abruzzo per far ricorso all’intermediazione del Santo. Alcune sue reliquie (almeno 11 tra cui capelli, ossa, ecc.) sono conservate nella Cappella del Sacramento della Cattedrale di San Giustino.

 Fra’ Gabriele Obletter, (nato a Chieti il 29 maggio 1884, da Giuseppe e Teresa Di Renzo, morto ad Assisi il 2 aprile 1964, traslato a Chieti nella Chiesa di Sacro Cuore il 17 ottobre 1964), nel suo volume “Santi Beati e morti in fama di santità delle Diocesi di Chieti e Vasto” (Teramo Stab.Tip.”La Fiorita”, 1924), inserisce il Beato Felice nel paragrafo II: “Santi e Beati che hanno semplicemente culto “ab immemorabili”” ed alle p. 197-198 scrive: “B. Felice.  .... monaco dell’Ordine di S. Benedetto del quale certamente parlar deve Pietro Diacono nel lib. de sanctis montis Cassini c. 37 ove scrive: un monaco di questo nome morì in Chieti, e fu sepolto nell’istessa Chiesa del Vescovo di quel tempo sotto un certo altare, ma non dice in che anno, o giorno, e che fu di tale santità, che, poco prima che morisse, illuminò un cieco, che se gli era raccomandato”, citando da Girolamo Nicolino, Historia della Città di Chieti”  (Napoli, 1657 p.112).

Obletter, quindi, riporta quanto scritto da Paolo Diacono al cap.XXXV della storia di Monte Cassino: “Felix, monachus a Cassinensi abbate ut pastoribus gregique praeesset transmissus est. Ubi cum defunctus et multa ad sepulcrum eius signa fierent, Theatinus episcopus eius exinde corpus elevans, in ecclesia venerabiliter collocavit, ac super illud altarium consecravit: quo loco cum quidam coecus venisset, lumen recepit”.

La nota di fra’ Gabriele Obletter così si conclude: “Il corpo di lui si venera nella Chiesa Metropolitana entro l’Armadio che è nella Cappella del SS.mo Sacramento, su cui si legge: “Reliquiae Sanctorum”.

E’ facile arguire che tutto sia partito dal riferimento fatto da Pietro Diacono (Roma 1107-1159), monaco benedettino, bibliotecario a Montecassino e che il Nicolino si sia limitato a tradurre il passo e ad aggiungervi qualche piccolo dettaglio . Fra’ Gabriele Obletter, monaco francescano di Chieti, morto in odore di santità e sepolto nella Chiesa del Sacro Cuore nel capoluogo, a sua volta, ha riportato entrambi i testi, aggiungendovi il particolare delle reliquie conservate nella Cattedrale di San Giustino.

Del frate benedettino, inviato a Chieti per assistere “pastori di greggi”  probabilmente prima dell’anno 1000 o a cavallo tra il decimo e l’undicesimo secolo, si trovano tracce, riferite ad una Contrada S. Felice di Chieti, identificabile probabilmente con l’attuale S. Fele, in due pergamene conservate nell’Archivio della Curia Arcivescovile, oggetto di una tesi di laurea della ricercatrice Daniela Antonucci, che ha discusso una dissertazione sulla Chiesa di S. Maria de Civitellis di Chieti presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Teramo nell’anno 1994-95.

Nella prima, indicata con il n. 190 nella nuova catalogazione (Regesto Balducci n. 163), di cm. 57 x 19, atto del notaio Tommaso di Chieti del 27 maggio 1338 a Lastignano (Pianella), si apprende che Masia, moglie di Angelo di Nicola, vende a fr. Nicola di S. Benedetto, priore del Monastero di S. Maria de Civitellis di Chieti, mezza vigna nel territorio della stessa città, contrada S.Felice (Sante Fele), al prezzo di 8 once e 9 tareni d’oro.  Ecco il testo in latino: ...et concessit fratri Nicolao de Sancto Bene//dicto priori monasterii Sancte Marie de Civitellis de civitate theatina ementi nomine et pro parte dicti / monasterii Sancte Marie et conventus eiusdem loci, medietatem pro indiviso cuiusdam vinee site in pertinentis / civitatis theatine in contrata Sancti Felicis, cuius ab omnibus partibus tenet et possidet Laurentius Nicolai Rimandi...

Nella seconda, indicata con il n. 202 nella nuova catalogazione (Regesto Balducci n. 176), di cm. 38 x 18, atto del notaio Savino di Nicola di Chieti il 4 gennaio 1344, si riferisce che Lorenzo Nicola Rimandi (o Rinaudi?) di Chieti lascia alla figlia Cilla una vigna alberata in territorio di Chieti, contrada S.Felice (Sante Fele). Ecco il testo latino:  ...et solemniter concesserunt dicte Cille Laurenzicti, presenti et / recipienti pro se et eius eredibus in perpetuum, dictam clausuram cum vinea arboratam dicti quondam Laurenti / in eodem testamento contentam, sitam in pertinentiis dicte civitatis in contrata Sancti Feli, cuius ad una parte pos/sident heredes quondam Martini de Tuderco, ab alia parte possidet monasterium Sancte Marie de Civitellis,/ ab alia parte possidet Peppus Romani et ab alia parte est via consortum... 

Secondo schematiche ricerche, peraltro preziose per la indicazione delle fonti, condotte dallo studioso Nicolantonio Corrado nel dattiloscritto “Cappella rurale San Fele”, (Chieti, 1997), il luogo di culto dedicato a San Fele era situato in una cappellina privata, in un fondo rustico di Contrada San Fele di circa 9 ettari con casa colonica di più vani in due piani. La cappellina misurava m. 2,50 x 5 e conteneva un semplice piccolo altare.  Nel 1959 con l’abbattimento della casa colonica, a spese dalla società per azioni “Luigi Di Berardino - Industria Laterizi”, con stabilimento a Chieti Scalo, fu costruita l’attuale chiesetta, a circa 100 metri più a monte della primitiva ubicazione. L’attuale luogo di culto, frequentato dalle famiglie della zona, è ancora meta di pellegrinaggi di quanti vogliono impetrare l’intercessione di S. Fele contro alcune malattie specifiche, come l’itterizia.

Gennaro Finamore (Gessopalena 1863 - Lanciano 1923), medico e studioso di tradizioni popolari tra i più apprezzati anche a livello nazionale, nella sua raccolta di usanze e consuetudini del 1894 riporta il rituale per combattere l’itterizia. Chi soffre d’itterizia mangia i tre pezzetti di pane, dicendo per ognuno:

Sande Féle mé

La salut’a mmé

Lu pan’a tté.

e mette di ciascun pezzo di pane una piccola parte sopra tre pietre diverse. Poi, vicino a quei frammenti di pane, mettendo il filo di seta gialla, dice:

Lu ggiall’a tté, 

Lu rosc-i- a mmé.

poi mettendo il filo nero:

Lu ner’a tté,

Lu bbiang’a mmé.

E mettendo il filo verde:

Sande Féle mé

Ecchete pure ‘stu vèrde,

Ca la mmalatija mé se pérde.

Ciò fatto, si beve il vino e si getta il fiaschetto, nonché il piatto nel quale si portò il pane. Ecco perché in quel luogo è gran quantità di cocci. Vi accorrono anche del Teramano.

La sopravvivenza del rituale ai nostri giorni è contenuta nella ricerca condotta da Nicolantonio Corrado, che ha raccolto le testimonianze di Francesca Bascelli, anni 94 e di Eugenio Di Quilio, residente in Via del Frantoio n. 48, attuale custode della Chiesetta.

“Si va nella piccola Cappella e cercare grazie contro l’itterizia. Il malato, recandosi in contrada, deve chiedere, in elemosina a 9 famiglie 9 diverse “cose” da mangiare o da bere. Perciò così va dicendo: “Vaie cerchènne pe’ Sande Féle”, oppure: “Dàmme caccose pe’ Sande Féle”. E l’interpellato, affinché non ci siano doppioni: “Che tte sèrve?”. Adunate le 9 cose, si presenta nella Chiesetta, portando pure quattro fili: rosso, nero, giallo e bianco. Il malato assaggia un pezzetto di ciascuna cosa, la restante la lascia alla Chiesa, verrà mangiata dai “cani di S. Féle”. Poi prende il filo giallo e il filo nero e li appende alla statua del Santo, mentre il rosso e il bianco se li mette al collo come una collana da portare per una quindicina di giorni. Lo stesso riparte, una volta generalmente a piedi, non facendo, però, la stessa strada: “Deve essere nuova come la salute”. E da questo fatto è derivato il detto: “Che stì i’ a Sande Féle?”, di chi cammina allungando il percorso. A miracolo avvenuto il fedele torna in chiesa per ringraziare lasciando anche un’offerta”.

La chiesetta attuale della misura di m. 5 x 8, ha un piccolo porticato a due colonne nella parte anteriore, con la porta d’ingresso e due finestrelle laterali, con inferriata (una di esse, sulla destra risulta forzata e scardinata nella parte inferiore); coronamento a tetto con timpano triangolare. All’interno un piccolo altare sormontato da una tela di Madonna con Bambino e davanti due balaustre laterali con piccole statue di Santi, Gesù e della Madonna. Sui due lati dell’altare in due bacheche sono conservati ex-voto. Una trentina di sedie in legno e piccole icone della Via Crucis alle pareti completano il semplice arredo. La festa si celebra (ma si deve ora dire si celebrava) il 29 settembre, solitamente.

                                                               A cura di Mario D’Alessandro

sabato 29 ottobre 2022

Il giorno dei morti come lucrare l’indulgenza plenari

 

Il giorno dei morti, la storia e come lucrare l’indulgenza plenaria. Il 2 novembre ricorre la festa di tutti i defunti.

Il giorno dei morti, la storia del 2 Novembre


Il 2 novembre è il giorno nel quale si ricordano tutti i morti. E’ una festa di origine molto antica, le cui origini si rintracciano a partire dal IX secolo. Spetta però all’abate Odilone di Cluny fissare, in modo permanente, la data della celebrazione. Il monaco nel 998 d.C. stabilisce che il 2 novembre sia una giornata dedicata a tutti coloro che sono trapassate.

Nel nostro Paese sopravvivono tradizioni remote. La notte fra il primo e due novembre, in molte regioni, si lasciano a portata di mano dei cibi così  che i defunti, tornati sulla terra, possano sfamarsi. In alcuni luoghi non si apparecchia con le posate mentre in altri luoghi si lasciano soltanto latte e pane.

Una consuetudine diffusa in tutto il nostro Paese è la preparazione, per il 2 novembre, di dolci speciali. L’ingrediente che accomuna la maggioranza delle preparazioni è la frutta secca. Invece, i nomi sono differenti ma quasi tutti hanno a che fare con il mondo dei trapassati. In Sicilia, esattamente nel catanese, si sforna il rame di Napoli cioè dei biscotti al cacao ricoperti di cioccolato. Le ossa dei morti, tipiche di molte regioni, si preparano con mandorle, zucchero, farina e uova. Molto simili sono le fave dei morti, biscotti aromatizzati che possono essere sia duri che morbidi. In Liguria si festeggia con le fave secche e le castagne bollite, chiamate ballotti perché venivano infilate in modo da creare una collana.

Il giorno dei morti, indulgenza plenaria

In occasione del due novembre si può lucrare l’indulgenza plenaria che può essere applicata ai defunti. La remissione dei peccati del 2 novembre si applica soltanto una volta e si può ottenere a partire dal mezzogiorno del primo novembre fino alla mezzanotte del 2 novembre.

Le condizioni indispensabili sono la comunione eucaristica, la preghiera del padre nostro secondo le intenzioni del papa, il distacco dal peccato e la confessione. Tutti e  tre i presupposti  possono essere adempiuti fino all’8 novembre. L’indulgenza si lucra inoltre visitando una chiesa, un cimitero o un oratorio.

domenica 9 ottobre 2022

BUON COMPLEANNO SAN GIUSTINO!

 


Festeggiando il tuo compleanno anche se sei lontano e voli in cielo con gli angeli verso l’alto. Tanti auguri!

Nel cielo pieno di stelle, tu sei il più luminoso. Credo che ogni notte tu brilli per farmi  sapere che ci guardi ancora dal cielo.

La tua casa a San Fele, ben curata .

“San Giustino De Jacobis diventa protettore e patrono dei lucani nel mondo






domenica 31 luglio 2022

Domenica 31 luglio San Fele festeggia San Giustino de Jacobis


San Giustino de Jacobis, Protettore dei Lucani nel Mondo Presenti per la celebrazione il Presidente dell’Associazione dei Lucani a Panama Domenico Melillo e un discendente del Santo il Dottor Vittorio De Sanctis che arriverà per l’occasione da Panama.

Una data importante segna, quest’anno, in aggiunta ai festeggiamenti in onore del Santo nativo di San Fele, elevato nel febbraio 2021, Protettore dei Lucani nel mondo, la presenza di due importanti personalità, con la storia del Santo interconnesse. Si tratta di Domenico Melillo Maglione, Presidente dell’Associazione dei Lucani a Panama, assegnatario, il giorno 24 luglio c.m. di uno dei Premi La Perla di Maratea, da parte del Centro Studi Internazionali Lucani nel Mondo. Lucano, originario di Moliterno (PZ), emigrato a Panama, è stato premiato per “il suo valore professionale, la sua dedizione per gli ultimi, lo spirito ed il senso di costruire ponti con la nostra regione”. Ha infatti, tra le altre iniziative, contribuito alla messa in opera di un progetto di screening oncologico, attuato dalla Regione Basilicata e destinato a donne fino a quel tempo escluse da ogni forma di assistenza. Ha sempre operato nel mantenere attiva la rete associativa dei Lucani nel mondo in Sudamerica, al fine di fortificare le radici con la terra d’origine, collaborando alla divulgazione della storia di San Giustino de Jacobis, al quale è stata dedicata, nell’estate 2021, una mostra fotografica, allestita a San Fele e Matera. In occasione della mostra, è stato inoltre prodotto un calendario, che, grazie alla traduzione per la prima volta in lingua spagnola della sua vita, è giunto sino ai conterranei residenti a Panama e oltre. Da qui, la scoperta di un filo conduttore, di un legame profondo con la terra sanfelese: un discendente del Santo. Si tratta del dottor Vittorio De Sanctis, residente a Panama, il quale, dotato di un ottimo italiano e di un grande amore per l’Italia, ha confermato la sua presenza in occasione dei festeggiamenti del 31 luglio. Si tratta di una notizia a dir poco sorprendente per la comunità sanfelese, che avrà modo di conoscere da vicino un postero del Santo. Sempre a San Giustino, sarà dedicato, il 2 agosto, dopo la celebrazione della S.S. Messa per tutti i lucani nel mondo prevista per le ore 17.00, opera prima lo spettacolo itinerante “San Giustino De Jacobis. La strada si fa camminando. Racconto itinerante nel borgo di San Fele” (da una idea di Fernanda Ruggiero, presidente dell’Associazione La strada dei fiori ODV, con la Direzione artistica dei Maestri Lucio e Salvatore Mazza e la Compagnia teatrale Clan H) centrato sulla figura di San Giustino De Jacobis; alle ore 18,00 presentazione del progetto, dei collaboratori e dei sostenitori privati e alle 18,30 lo spettacolo prenderà il via da Piazza Garibaldi. Si tratta di due realtà associative di singolare importanza, poiché impegnate, se pur da diverse prospettive, nel racconto e nella conservazione della tradizione, della bellezza e dell’identità culturale. L'Associazione La strada dei fiori ODV Luoghi & Cammini del Mondo nata nel 2012 a San Fele (PZ), promuove la sostenibilità ambientale, la promozione di cammini (come quello che congiunge San Fele a Pierno) e la valorizzazione di antiche tradizioni e sentieri da riscoprire. Avendo quale sede operativa San Fele, terra natia di San Giustino de Jacobis, ha dedicato ampio spazio anche alla valorizzazione delle opere del Santo e alla promozione del Turismo di Ritorno con note agenzie internazionali. Nel 2021 ha organizzato una mostra fotografica itinerante dedicata alla fede e alle tradizioni del borgo sanfelese. Dal 2015 la Strada dei Fiori segue la raccolta di oggetti per il Museo Diffuso che riaprirà dopo due anni il 30 Luglio c.m. e con dedizione dal 2013 segue un giardino nei pressi dell’Abbazia di Pierno con piantumazione e cura di oltre 30 specie di piante. L’associazione culturale teatrale Clan H fondata nel 1973 da Lucio Mazza, attiva nello studio dell’integrazione tra tecniche e stili teatrali atti alla sperimentazione e alla ricerca teatrale, nasce dall’idea di offrire un contributo, alla ricerca di radici e identità, attraverso il teatro, la poesia, i racconti, la cura della narrazione e della comunicazione. La compagnia è un laboratorio continuo, indipendente che, attraverso la formazione, lo studio attoriale, registico e la costruzione di spettacoli, cerca il modo più diretto per comunicare in scena e per raggiungere qualsiasi spettatore. Dal 1973 ha messo in scena spettacoli di varia natura partecipando a rassegne nazionali e internazionali. L’intento dello spettacolo che si svolgerà il 2 nel centro storico di San Fele è quello di ripercorrere le tappe fondamentali della vita del santo, con richiamo a puntali riferimenti storici, accanto ad aneddoti e curiosità, attraverso un percorso itinerante per le strade del borgo sanfelese, con partenza da Piazza Garibaldi verso Via Mazzini, fino a raggiungere la suggestiva ubicazione del Palazzo Frascella e adiacente cortile di Palazzo Stia per culminare sullo slargo del Belvedere sito presso via Boccaccio (per i sanfelesi “Ripë i canë”). Al termine dello spettacolo sarà possibile visitare, con la guida delle animatrici turistiche Denise Giorgio, Gaia Radice e Roberta D'Alfonso, le botteghe del Museo Diffuso, la mostra fotografica dedicata al santo allestita presso il Palazzo Caputi, la Casa e il Pozzo di San Giustino, con arrivo in Piazzale Nocicchio. Il "Museo Diffuso LA CASA CONTADINA", da un'iniziativa caldeggiata e concretizzata dall’Associazione "La Strada dei fiori " e dal "Comitato Pro San Fele in Svizzera", vedrà la riapertura a fine luglio. A darne notizia il presidente della Federazione Lucana in Svizzera, Giuseppe Ticchio. “Le due Associazioni, se pur lontane fisicamente - dice Ticchio - sono legate da un unico obiettivo: l'amore per il proprio Comune d'origine. Infatti, l'intento di questa iniziativa è quello di trasmettere e far conoscere alle generazioni future il modo di vivere dei nostri nonni, con l’esposizione di utensili e reperti della civiltà contadina, ma anche con foto d'epoca. Come diceva J.F. Kennedy: “non chiedete cosa l’America può fare per voi ma quello che voi potete fare per l’America”. Ecco questo, nel nostro piccolo, è lo spirito che ci ha guidati per il raggiungimento di questo ambito traguardo, ispirandoci, anche, al grande presidente degli Stati Uniti. In virtù delle difficoltà economiche dei Comuni, ci siamo comunque impegnati a lasciare in eredità la nostra storia”. Sono queste le occasioni di incontro e condivisione che consentono alle comunità di riscoprire se stesse, la propria storia, le proprie origini e le caratteristiche peculiari che fanno di ogni territorio un unicum, un gioiello da custodire e valorizzare, in nulla replicabile. Dopo due anni di pandemia il nostro obiettivo e di individuare altri spazi lungo la strada che porta alla casa del Santo per creare un progetto turistico culturale di pregio. L’evento del 2 seguirà le regole secondo le normative Covid 19 e sarà possibile solo per un ristretto numero di persone assistere allo spettacolo itinerante e gratuito all’aria aperta. Le prenotazioni sono già possibili presso il punto vendita Vizi e Sfizi o presso il desk informazioni il 1 Agosto durante la presentazione del libro del noto giornalista Giovanni Fasanella, organizzata dalla Federazione dei Lucani, dal Comitato Pro San Fele in Svizzera e dall'Amministrazione Comunale di San Fele alle ore 17,45 sempre in Piazza Garibaldi a San Fele
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mercoledì 27 luglio 2022

Regione Basilicata: il Sindaco di San Fele (Pz) nuovo presidente di gestione del Parco Naturale regionale del Vulture

L’elezione è avvenuta nel corso della seduta del Consiglio regionale della Basilicata, una nomina che però ha sollevato diverse polemiche

Dopo circa due anni di attesa, il consiglio regionale della Basilicata ha eletto il nuovo presidente dell’Ente di gestione del Parco naturale regionale del Vulture. Si tratta del sindaco del Comune di San Fele (Potenza), Donato Sperduto.
I rappresentanti del parlamentino lucano lo hanno eletto con 13 voti favorevoli, tre preferenze sono andate Paolo Appiano e due Mariantonietta Tudisco, gli altri nomi che sono usciti dall’urna di via Verrastro.
Una nomina che ha lasciato una coda di polemiche, con il consigliere regionale del Movimenti 5 stelle, Gianni Leggieri, che subito dopo lo spoglio ha abbandonato l’aula “contro – ha detto – il mancato rispetto delle regole”.
Di tenore analogo anche una successiva nota stampa del gruppo consiliare dei grillini lucani, secondo cui Sperduto, non era in possesso dei requisiti di legge per l’elezione, né della comprovata esperienza amministrativa e di tutela, del patrimonio naturalistico ed ambientale’, condizione che – hanno denunciato – era già emersa nel novembre del 2020 quando, iniziò l’iter per l’elezione del presidente dell’ente parco.
uno schiaffo alla legge regionale, al merito e al buon senso”, hanno concluso Leggeri, Perrino e Colucci.
Dopo l’elezione, l’assise ha proseguito i lavori che hanno portato all’approvazione di alcune proposte di legge l’Assemblea, infatti, a maggioranza, ha licenziato la proposta di legge sull’istituzione del registro regionale dei Comuni con prodotti a Denominazione Comunale.
Il testo, ha spiegato il consigliere Luca Braia, proponente assieme all’atro renziano Mario Polese, è uno strumento efficace per promuovere il territorio, e difendere le tradizioni e i saperi locali.
Approvata anche una proposta di legge di Roberto Cifarelli, del Pd, sull’istituzione del Servizio psicologia scolastica, con l’obiettivo, di fornire un servizio in maniera strutturata e permanente all’interno degli istituti scolastici di ogni grado.
Approvata anche la proposta di Dino Bellettieri di Forza Italia, di istituire l’Albo regionale dei Comuni aderenti al baratto amministrativo, un modello di partecipazione cittadina collegato alla detassazione locale. Saranno infine istituite le palestre della salute, le ha volute Dina Sileo del gruppo misto, una proposta che prevede delle strutture di natura non sanitaria, pubbliche o private, dove si svolgono, su indicazione medica, programmi di esercizio fisico con l’ausilio del chiniesologo.

giovedì 6 gennaio 2022

L'anno che verrà, i "re magi" della politica e la corsa al Quirinale


L'anno che verrà il 2022 potrebbe portarci i "re magi" della politica italiana che forse ci regaleranno il "sovrano" del Quirinale. Nella tradizione cristiana i tre Sire rappresentano i continenti Asia Europa e Africa. Donarono in ossequio al loro pensiero in visita a Gesù bambino: Melchiorre oro per il re dei re, Gaspare incenso per il sacerdote dei sacerdoti, Baldassarre mirra per il sacrificio. Nella metafora: Renzi regala Oro,- i voti necessari per l'elezione -, da ex presidente del consiglio al re dei re di palazzo Chigi del dopo tangentopoli. Rosato estensore della legge elettorale vigente, incenso per il sacerdote dei sacerdoti, che tramite un fratello minore generò la norma elettiva del porcellum. C.Ferri il mediatore dell'incontro tra il giudice di cassazione A. Franco e il nuovo Messia, Mirra-per il sacrificio di avere subito la persecuzione della magistratura -.

Al netto dell'allegoria il Cavaliere dalla quarta votazione a maggioranza semplice, e con un centrodestra compatto e non si crede farebbe la fine di Prodi, anche perché Renzi potrebbe sostenerlo e non è credibile il segretario dell'IV, lo narra la sua storia, quando afferma che non voterà Berlusconi, e le capacità persuasive dell'ottuagenario sono notevoli. Altri nomi ricorrenti sono il dottor Sottile Amato, Craxiano della prima ora che dopo mani pulite lo stesso Ghino di Tacco ritenne un traditore. Un altro è P. Casini, Pierfurby è dal 1983 in Transatlantico, si è barcamenato tra DC, Ccd, Udc, adesso centristi per l'Europa. L'abitante del colle deve essere il garante della Costituzione ruolo svolto egregiamente da Mattarella, Ciampi e Pertini. Poi la storia darà torto ma i tre menzionati non rispettono l'identikit richiesto. La Cartabia si, cattolica, moderata e vicina a Comunione e Liberazione, CV importante prima donna presidente della Corte Costituzionale, la sua indipendenza e l'assenza d'organicità ai partiti ne fanno in questo momento storico il profilo migliore.

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